Selinunte

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La storia di Selinunte


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Selinunte fu fondata dai coloni di Megara Hyblaea nel 650 a.C. nella valle del Belice, situata su di una spianata alta circa 30 metri s.l.m. e prende il nome dal Selinon, il prezzemolo selvatico.

Il momento di maggiore prosperità fu a cavallo tra il VI e il V secolo a.C. quando la sua posizione strategica sia dal punto di vista militare che commerciale la ponevano come città con un grande predominio sui territori vicini. Il suo essere la colonia greca più occidentale della Sicilia e a stretto contatto dei territori occupati dai Cartaginesi, portò la storia di Selinunte a essere condizionata dai rapporti con le popolazioni confinanti. La città ebbe una vita abbastanza breve (circa 240 anni). In questo periodo la sua popolazione riuscì a raggiungere i 100.000 abitanti. In un primo momento, mantenendo buoni i rapporti con Cartagine, strinse un’alleanza con Siracusa, la principale e più potente base fondata dai greci nell’isola, che le permisero di proiettare le proprie mire espansionistiche verso i territori appartenenti a Segesta a seguito del quale lo scontro nel 580 a.C. la vide uscire sconfitta. In un secondo momento alla rovinosa alleanza con Atene da parte di Segesta contro l’intraprendenza selinuntina, lo scontro finale tra le due città si ebbe nel 409 a.C. quando i Cartaginesi, a difesa di Segesta, sbarcati in Sicilia con un grande esercito posero sotto assedio Selinunte, che dopo 9 giorni cadde, prima che giungessero gli aiuti da Siracusa e Akragas (Agrigento). La sua distruzione, a seguito di saccheggi e occupazione, portò alla morte della maggioranza dei cittadini selinuntini, mentre alcuni si rifugiarono nella vicina Akragas e altri ancora furono schiavizzati.
Tempo dopo fu riabitata dai suoi profughi, guidati dal siracusano Ermocrate, che fece ricostruire Selinunte soltanto nell’area dell’Acropoli. Alla morte del condottiero, Selinunte fu occupata nuovamente dai Cartaginesi che posero definitivamente fine al suo peso politico. Soltanto nel 250 a.C. , a seguito della Prima Guerra Punica, il controllo della città passo in mani romane. Da quel momento Selinunte non fu mai più abitata. Solo successivamente, in alto Medioevo, fu protagonista di insediamenti di poca rilevanza, che cessarono di esistere per sempre a seguito del violento terremoto in epoca bizantina (VI-IX secolo), che ridusse i suoi monumenti in macerie. Un ennesimo tentativo di far risorgere la città fu tentato dagli arabi nel IX-XI secolo, ma tutto su vano: Selinunte fu dimenticata.
Le sue rovine, protette nel 1779 da un decreto di Re Ferdinando che ne vietava lo smantellamento, furono poste sotto custodia permanente tempo dopo, dal Governo italiano. I primi scavi archeologici furono a opera di alcuni studiosi inglesi nel 1822-23. Gli scavi continuarono per tutto l’800 e gran parte dei primi del 900 a opera dei più gradi archeologi provenienti da tutta Europa. Soltanto negli anni ’60 si provvide all’individuazione definita dell’area che poi con gli anni portò alla creazione del parco, attrazione per migliaia di turisti ma anche centro di interesse per i più noti studiosi di archeologia del mondo, dediti alla realizzazione uno studio atto a effettuare un rilevamento sulla reale totalità del sito, utile a ricostruire la sua storia e a scoprire nuovi prestigiosi reperti.

Fatta eccezione dell’opera più prestigiosa, l'Efebo di Selinunte, esposto al Museo Comunale di Castelvetrano, la maggior parte dei reperti trovati negli scavi risiede nel Museo Nazionale Archeologico di Palermo.

Recensioni

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Commenti (1)

- 02/02/2023 -

Antonella, Agrigento

città meravigliosa e ricca di monumenti splendidi.
quest‘estate sicuramente ci andremo per visitarla, grazie.

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